KEEP IT REAL PER DAVVERO!
La prima rete in Italia sull’educativa Hip Hop.
6 Luglio 2023
Articolo a cura di Francesco Fungo Borghi
per Emersa APS
INTRO
Il 16 giugno siamo stati a Bologna allo Spazio Graf (quartiere San Donato) per una giornata speciale organizzata da Manuel “Fu Kyodo” Simoncini in collaborazione con l’Associazione daSud e l’Educativa di strada di San Donato. Quello che ha portato noi e tante altre persone è stata la presentazione di “Keep it real” la prima rete in Italia sull’educativa Hip Hop.
DA SUD
La rete nasce dalla spinta dell’associazione daSud, una realtà che, ha raccontato il vicepresidente Pasquale Grosso, dal 2005 si occupa di costruire un nuovo immaginario antimafia tramite attività di informazione, denuncia e sensibilizzazione, sperimentando e progettando campagne e proposte politiche, educative e socioculturali. A Roma hanno rivoluzionato una scuola, portando dal 2016 nuova vita in un’ala dismessa dell’IIS Enzo Ferrari, nel cuore della borgata Lamaro a Cinecittà-Don Bosco, primo esempio di scuola aperta al territorio e alla città: ÀP-Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti. All’interno del progetto di ÀP l’Hip Hop ha giocato un ruolo fondamentale: grazie a laboratori, concerti e produzioni i ragazzi e le ragazze hanno avuto l’opportunità di mettersi in gioco esplorando linguaggi artistici e tra sperimentazioni e contaminazioni è nato il laboratorio “Move On Up!” (sostenuto, come la rete Keep it real, dalla Fondazione Alta Mane Italia).
LA RETE KEEP IT REAL
Dall’esperienza laboratoriale maturata negli anni arriva il 30 settembre 2022 la prima chiamata di daSud per un incontro nazionale dedicato all’hip hop come strumento educativo, da cui sboccia la pubblicazione 𝐾𝑒𝑒𝑝 𝐼𝑡 𝑅𝑒𝑎𝑙 – 𝐶𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎̀ 𝑖𝑛 𝑐𝑒𝑟𝑐ℎ𝑖𝑜 nei quaderni di daSud.
Keep it real unisce e riunisce rapper, educatori, enti del terzo settore e docenti, tra cui spiccano i nomi degli artisti: Luca “Lucariello” Caiazzo, Francesco “Kento” Carlo, Davide “Skrim” Fant, Mirko “Kiave” Filice, Andrea “Musteeno” Gorni, Luca “Militant A” Mascini, Vincenzo “Oyoshe” Musto, Marco “Zatarra” Ottavi, Christian “Picciotto” Paterniti, Manuel “Fu-Kyodo” Simoncini, Antonio “DonGocò” Turano, Lanfranco “Moder” Vicari, Daniele “Diamante” Vitrone.
Il minimo comune denominatore della rete è la cultura Hip Hop come strumento educativo centrale per i giovani, in particolare quelli di contesti più fragili (marginalità sociale e scolastica, periferie, carceri). Strumento che nelle sue emanazioni laboratoriali e grazie ai suoi linguaggi artistici ed espressivi concorre nella rigenerazione e nella ricostruzione di identità, cultura e comunità ed ha la forza di incontrare le esigenze, i desideri e le emozioni di chi scommette su questa opportunità.
Keep It Real sta provando a costruire una comunità di buone pratiche, una comunità in cerchio.
Il primo passo è la mappatura delle diverse realtà nella penisola per conoscere da vicino problemi e bisogni di ciascun territorio. È partito un tour che dalla prima presentazione di lancio il 19 dicembre 2022 a Roma, ha toccato il 13 aprile Milano, il 13 maggio di nuovo Roma all’Hip Hop Fest e il 9 giugno Siena fino ad approdare a Bologna (nuove date in arrivo).
Dalla presentazione e dal dibattito che ne è scaturito, animato da diversi artisti che operano in Emilia Romagna e non solo (Il Contagio & Nix (Lecco), Digiuno aka Fungo & Ass. Emersa, MC Om, Moder & Cisim Lab, Shekkero, Souly G, Strictly Underground, Trova Le Differenze (Milano)) è emersa la forte necessità di confrontarsi e dialogare, in uno spazio di confronto comune, dove l’ascolto reciproco possa permettere di consolidare i rapporti e generare nuove possibilità operative. Si è parlato anche di spazi fisici e dell’importanza che rivestono come punto di riferimento e di incontro.
La condivisione è alla base di Keep it real, condivisione di risultati, strumenti, esperienze, pratiche, materiale multimediale e delle problematicità incontrate per crescere e sviluppare metodi e risposte efficaci e puntuali.
Il valore e la dignità dei percorsi laboratoriali meritano una rete nazionale che si faccia promotrice e portavoce del lavoro complesso e faticoso che c’è dietro e dentro, che interroghi, si confronti e solleciti i luoghi del sapere critico come le università (erano presenti anche Maria Teresa Tagliaventi dell’Università di Bologna e lo psicologo Mattia Minghetti). Soprattutto che si interfacci con le associazioni e le istituzioni di prossimità, sempre più promotrici di attività educative basate sull’Hip hop che andrebbero equilibrate tra stringenti richieste di prodotti da mettere in mostra, budget risicati e imposizioni programmatiche.
Il minimo comune denominatore della rete è la cultura Hip Hop come strumento educativo.
Foto di Daniele Lazzara
TRA PASSATO E PRESENTE
Oltre a questi spunti critici di discussione, la voglia di interrogarsi e confrontarsi anche sugli aspetti negativi e su quello che non funziona è tanta. Le esperienze che sono state raccontate hanno alle volte radici comuni che seppur cresciute in contesti differenti hanno portato a percorsi simili per risultati e problematiche. Chi tiene laboratori oggi molto spesso ha fatto laboratori in passato con persone che sono divenuti esempi positivi e punti di riferimento. Per questo a freddo abbiamo raccolto dai partecipanti alla giornata alcune riflessioni sul mondo dei laboratori.
La cultura Hip Hop compie 50 anni e sebbene in Italia non sia approdata da neonata, abbiamo già più generazioni che si incontrano sopra e sotto il palco. Per questo abbiamo chiesto quali sono le differenze che si riscontrano tra chi frequenta laboratori ora, rispetto a chi li frequentava 10-15 anni fa.
EKA: Se devo trovare delle differenze tra le diverse generazioni direi la motivazione e la determinazione che dimostrano nell’approcciarsi ai vari progetti. 15 anni fa c’erano molte meno informazioni reperibili e meno possibilità, questo portava i ragazzi ad avere un maggiore interesse e una più naturale inclinazione alla partecipazione attiva. I giovani al giorno d’oggi subiscono un sacco di stimoli esterni e sono spesso distratti dalla tecnologia. Tutto quello che li circonda, tutti gli stimoli che hanno inevitabilmente li rendono meno pronti ad appassionarsi a qualcosa, che sia il breaking o altro.
SHEKKERO: Grazie alla crescita esponenziale del genere ora il Rap è una lingua parlata fin dalla giovane età, e in molti casi il genere da cui si è più attratti (grazie alla sua immediatezza). Già era una risorsa preziosa da poter inserire nella didattica, ma ora questa familiarità rende ancora più intuitiva la gestione dei laboratori che lo utilizzano come strumento. Può essere usata ancora di più come forma di espressione per chi ne è interessato o può trarne benefici.
COSA SERVE OGGI
Dal dibattito sono emerse diverse necessità tra cui la penuria di tempo, risorse economiche e non, e di “luoghi che permettano di sviluppare una programmazione di percorsi articolati e trasmettere i valori della cultura Hip Hop” (EKA).
All’interno della rete si è anche già discusso di una polarizzazione nella definizione di chi conduce laboratori: “Artista vs Educatore” che nasce spesso da percorsi personali eterogenei e che prospetta diversi orizzonti, soprattutto nella percezione esterna dei progetti. Per quanto sia vero che “non sei il tuo curriculum” è importante riconoscere e tutelare una professionalità che molte persone hanno raggiunto e analogo impegno deve essere speso nella formazione. “Penso che chi svolge il ruolo di educatore/figura di riferimento nei laboratori debba avere una preparazione adatta o quantomeno una guida più esperto che lo possa introdurre al meglio alle dinamiche che si creano in questo tipo di confronto. Il saperle interpretare e capire come agire di riflesso è cruciale.” (SHEKKERO)
Certamente una delle strade possibili “per organizzarsi come categoria, anche da un punto di vista contrattuale, potrebbe proprio essere un network dedicato” (MC OM).
Un cerchio continuo che nonostante il caldo non si è mai spezzato.
Foto di Daniele Lazzara
IL CERCHIO SI ALLARGA KEEP IN TOUCH
Finito il dibattito la scaletta ha visto susseguirsi prima un’esibizione di breakdance della crew Strictly Underground e poi uno dopo l’altro tantissimi e tantissime MC per 3 ore di rime senza sosta. Il livello dei partecipanti, quasi tutti provenienti da varie esperienze laboratoriali, è stato davvero alto, e più di uno era al primo live. Un cerchio continuo che nonostante il caldo non si è mai spezzato. Dalla finestra aperta insieme ad un filo d’aria facevano capolino lo sguardo di alcuni pischelli curiosi. Attratti dalla musica e dall’energia che sprigionavano le power moves e le rime dopo avergli dato un paio di adesivi li ho invitati ad entrare e non solo si sono connessi al cerchio, ma hanno chiesto di potersi esibire. 11 e 12 anni con la fotta di buttarsi per coronare il sogno della prima esibizione davanti a un pubblico, ancora una volta in cerchio.
Prossimamente la rete lavorerà per la costruzione di un sito web dedicato e alla calendarizzazione degli incontri per raccontarne la formazione, diffondere consapevolezza e intercettare altre realtà. Inoltre la rete si dedicherà alla scrittura di un manifesto per meglio delineare i punti cardine che ne caratterizzano il movimento nazionale e far si che Keep it real esista e resista per davvero!
Il Cerchio con le parole di…
Abbiamo chiesto ad alcuni dei partecipanti di darci una definizione di Cerchio Hip Hop, di cui abbiamo parlato a lungo e che soprattutto abbiamo vissuto direttamente!